Con Melinda ne avevamo parlato: mi sarebbe piaciuto provare a fare foto durante un parto, e visto che lei, come ostetrica, sostiene e pratica il parto in casa, forse avrebbe potuto creare la situazione giusta.

Così, alla prima occasione in cui una famiglia si è dimostrata interessata, ci siamo organizzate

Ero stata molto chiara con lei: non lo avevo mai fatto e non sapevo come avrei potuto reagire. Sono facilmente impressionabile e il rischio che svenissi alla prima contrazione era molto alto: se i genitori volevano essere sicuri di avere le foto avrebbero fatto meglio a rivolgersi a un’altra fotografa.

Ma mi hanno voluto dare fiducia e io mi sono messa volentieri a disposizione, anche se non ci contavo molto: perché io potessi essere presente alla nascita di Sephora si sarebbero dovute incastrare tante cose, e mi sembrava una possibilità molto remota.

Ma è successo.

L’11 Agosto alle 7:30 Melinda mi chiama: durante la notte c’erano state le prime contrazioni e, se volevo, potevo raggiungerla. Incredibilmente per quella giornata non avevo impegni.

Sephora mi aveva aspettato.

Bene.

Ho messo giù, ho respirato profondamente e… ho passato i successivi 15 minuti in bagno. L’agitazione mi fa questo effetto, non c’è niente da fare.

Bene.

Prendo 2 compresse di un blandissimo ansiolitico naturale e parto.

70 km.

Spero il Tutor non fosse attivo.

Avevo paura di arrivare quando tutto era già finito: si trattava del 4° parto per questa mamma. Il rischio che fosse molto veloce era reale.

Arrivo, suono il campanello, salgo in casa… mi aspettavo di entrare e sentire urla strazianti, ero già pronta al peggio.  Invece trovo Ramona (la mamma) seduta in cucina con Melinda e Margherita (la seconda ostetrica) che sorseggia tranquillamente una tisana.

Bene.

Mi tranquillizzo. Mangio anche una fetta di pane e Nutella.

Guardo le ostetriche e cerco di capire cosa succede: per me è tutto completamente nuovo e sconosciuto.

Mi dicono che le contrazioni sono ancora poche e a intervalli lunghi: il parto non sarà immediato.

Bene.

Inizio a fotografare.

Le prime contrazioni, relativamente leggere. Non svengo. E non mi sento neanche male. Grande risultato.

Fotografo.

Mi stupisco del fatto che, fra una contrazione e l’altra, ci sia anche il tempo per Ramona di fare due chiacchiere, sorridere e scambiare qualche battuta.

Simone, il marito di Ramona, è sempre presente: che bella coppia!

Lui non la lascia un momento, la sostiene quando lei ha bisogno di appoggiarsi durante una contrazione. L’accompagna in bagno. La fa camminare. Le massaggia la schiena quando serve.

E si scambiano sguardi tenerissimi. Belli.

Il tempo passa e le contrazioni si fanno più frequenti e più forti.

Io continuo a scattare.

Mi aspetto che Ramona, da un momento all’altro, mi tiri un cartone o mi urli di smetterla, perché, proprio mentre lei stringe i denti per superare il dolore, io mi avvicino con la macchina fotografica per immortalare il momento. Se lo facesse avrebbe solo ragione.

Ma sicuramente sono l’ultimo dei suoi pensieri. Meglio così.

Le cose per me stanno andando bene, la macchina fotografica, come speravo, mi protegge: sono lì per documentare quello che succede, per cogliere i momenti, in modo che le mie immagini possano restare a memoria di una giornata così speciale. Sono concentrata su questo aspetto.

Ogni tanto guardo le due ostetriche e cerco di capire dai loro sguardi, dalle occhiate che si scambiano, se tutto sta andando bene.

Ho un momento di panico quando sento Melinda dire a Margherita di chiamare il 118. Oddio: sta succedendo qualcosa?

Melinda mi tranquillizza subito: è la prassi, per lavorare in massima sicurezza viene sempre allertato il 118 in occasione dei parti in casa.

Bene.

Sono passate poco più di 2 ore dall’inizio del travaglio vero e proprio: sento Ramona che sussurra a Simone che non ce la fa, ma non le crede nessuno. Tutti sappiamo che ce la farà: è una forza della natura.

Sono talmente concentrata nel cercare di cogliere l’espressione di Ramona durante le prime spinte che per poco nemmeno capisco che Sephora sta uscendo!

Oddio.

Mi sposto. Inquadro. Ecco… non riesco a mettere a fuoco dall’agitazione. Invece no. Le immagini sono perfettamente a fuoco e Sephora è lì. Fra le gambe della mamma. Ancora un po’ violacea, ma già piange. Mamma mia!

E’ nata. Sephora è nata e io ero lì. Non mi sembra vero.

Melinda solleva un po’ la bimba per farla vedere alla mamma: le sue prime parole, vedendola, sono “Ma sei cicciona!!!”. Che tenerezza.

E’ tutto semplice e naturale.

Le ostetriche puliscono velocemente la bambina e l’appoggiano sul seno della mamma.

Io faccio qualche scatto di questo momento magico e poi mi fermo.

Mi appoggio allo stipite della porta. Per un po’ dimentico la macchina fotografica e mi lascio percorrere dall’emozione. La respiro. E mi viene da piangere.

Sono felice.

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Chi volesse informazioni sul parto in casa può rivolgersi a Melinda, tramite la sua pagina Facebook o il suo Sito